domenica 28 luglio 2013

Vorrei una vita piena come la mia pancia.

Niente riesce a trattenermi. Ho fatto in modo di restare sola in casa e ho mangiato di tutto, fino al pane semicongelato. Uno schifo. Continuo così, ansia abbuffate, ancora più abbuffate, ancora più ansia. Per le cose che devo fare, per le cose che ho fatto, per le cose che non faccio. Vorrei fermare il tempo e aspettare finchè non mi sentirò pronta ad affrontare il mondo. Vorrei chiudermi in una cantina buia con pacchi di roba da mangiare e vedere che il vuoto nel mio stomaco è sempre il più facile da riempire.




lunedì 22 luglio 2013

La solita me, qualche problema in più.

Rimandare, rimandare, fingere di non vedere i problemi invece di affrontarli sperando che vadano via da soli, invece non lo fanno e diventano sempre più grandi. È come se fossi sui binari e vedessi arrivare un treno da lontano. Lo sento fischiare e si avvicina sempre più e io rimango lì, a fissarlo. Mi stendo per terra e aspetto, perché in fondo mi piace il senso di disastro imminente, soddisfa la mia vena masochista. Mi comporto come se tutto fosse inevitabile e non potessi far niente per cambiare le cose e invece sono proprio io l'unico vero ostacolo. Rimango nel mio pantano di dubbi, impotenza e domande senza risposta fino all'ultimo. Qualche volta mi metto in salvo, qualche volta lascio che il treno mi prenda in pieno.

Avevo accettato una cura prolungata di cortisone perché il medico mi aveva assicurato che era a basse dosi e non avrebbe avuto effetti collaterali, ma la situazione è peggiorata e sono dovuta passare a una dose alta. Mi sta facendo andare nel panico, ogni volta che mi guardo allo specchio mi vedo sempre più gonfia e deforme. So che in gran parte è solo una mia sensazione, perché in questi giorni sono via, non avevo previsto una situazione del genere e non ho modo di pesarmi, ma è terribile e ancora più terribile è il fatto che io mi preoccupi più di questo che della mia salute.

mercoledì 17 luglio 2013

Solitudine.

Nessuno mi cerca mai. Ah, no, giusto. Mi chiedono i compiti. Questo è il massimo che riesco a ottenere, sono una persona a cui piace la solitudine, spesso anzi ne ho bisogno, ma certe volte la cosa mi pesa parecchio. Durante l'anno vedo i miei presunti amici tutti i giorni a scuola e per forza di cose sono inclusa abbastanza spesso nelle chiacchierate e anche nelle uscite. Ma d'estate evidentemente nessuno pensa che valga la pena di informarsi se sto bene, se sono al mare, se sono caduta in un tombino e mi sono ritrovata nel paese degli unicorni. Se provo io a cercarli ottengo solo brevi conversazioni imbarazzate, come tra persone poco in confidenza e quindi smetto perché lo trovo umiliante. Va bene, non sono estroversa, non mi apro facilmente con gli altri, anche perchè ogni volta che l'ho fatto sono rimasta ferita. Però sono sempre gentile con tutti, faccio sempre tutto quello che posso per far star bene gli altri. Ho tutt'altro che una buona stima di me stessa ma sono sicura che esistano persone peggiori, eppure loro hanno qualcuno vicino. Mi sento sbagliata, tengo lontane le persone senza volerlo. Vorrei tanto essere indispensabile per qualcuno, speciale, che sentisse la mia mancanza e quando gli succede qualcosa vorrei che pensasse a me come prima persona a cui raccontarlo. Ma mi rendo conto che io per prima faccio fatica a farlo. Almeno io però ho la decenza di non cercare gli altri solo perché ho bisogno di un qualche favore come si sono abituati invece a fare con me. Lo sanno che non dico mai di no, ho messo sempre le loro esigenze prime delle mie, sperando che servisse per essere accettata, inutilmente.
In questi giorni sono abbastanza brava con il cibo, resisto bene alle tentazioni e cammino tanto, ma mi sembra tutto inutile.

venerdì 12 luglio 2013

Prendere una decisione.

Chiedo scusa anticipatamente per quanto privo di interesse e utilità sarà questo post. Faccio una tragedia di qualcosa che una persona comune risolverebbe in 5 minuti ma lo so, sono fatta così e almeno su questo blog voglio dire tutto quello che mi passa per la testa. Allora, ieri avrei dovuto vedermi con il ragazzo della scorsa settimana e in teoria avrei dovuto mettere in chiaro che non mi interessa e finirla lì. Ho sempre odiato l'abissale differenza che si presenta tra la teoria e la messa in pratica. Partiamo dal fatto che questa situazione è stata per me una spinta continua ad abbuffarmi (un cosiddetto trigger) : ogni volta che il mio cellulare lampeggiava per un suo messaggio, anche nel mio cervello iniziava a lampeggiare una spia, quella del "Oddiocosafacciomangiacosadicomangiacosamangia!" . Quattro giorni di disastro insomma. E poi ieri mi sono presentata all'appuntamento, almeno senza colazione e alla fine ho cercato di iniziare il discorso "mettersi insieme". Niente, imbarazzo più totale, non sapevo come fare, non mi uscivano due parole di senso compiuto. Lo conosco e sembra che io gli piaccia davvero, e molto. Non sono capace di rifiutare qualcuno che si mostra così gentile e ben intenzionato nei miei confronti, non sono mica molti. E so per esperienza quanto fa male essere rifiutati e mi sentirei in colpa per mesi. E poi magari sbaglio io e tra noi potrebbe funzionare. Magari è quello giusto e non me ne sono accorta. Quindi sono rimasta davanti a lui come un'oca finché non si è impietosito di tanta idiozia e mi ha detto che potevo pensarci. Inutile dire che ho colto al volo l'occasione di rifugiarmi come sempre nel limbo degli indecisi, rimandando ancora una decisione. Più ci penso, più cambio idea e decido di provare, poi ci penso ancora e decido che no, dirò di no. Sono bloccata completamente dalla paura di sbagliare. Tanto alla fine chi ci sta male sono sempre e solo io.

But it was not your fault but mine                          
and it was your heart on the line                              
I really fucked it up this time                                  
didn't I, my dear?                                                  
 
Non è stata colpa tua, ma mia
ed era il tuo cuore ad essere in pericolo
ho veramente mandato tutto a puttane questa volta
non è vero, mio caro?






lunedì 8 luglio 2013

La forza di dire no.

Sul fronte cibo non va granchè bene, da quando è finita la scuola faccio il doppio della fatica a evitare le abbuffate: non ho più il pensiero di dover per forza uscire, incontrare persone e sostenere verifiche e interrogazioni che mi trattiene dal ridurmi a un ammasso di grasso e sensi di colpa. In estate è molto più facile tagliare i ponti da tutto e da tutti, anche rinchiudersi in casa se serve. Ho cercato un paio di volte di mangiare quanto volevo ma solo finchè avevo fame, ma ho fallito ogni volta. Non sono veramente in grado di ascoltarmi, sono totalmente bloccata nella mia mentalitá del "tutto o niente". Il massimo che ho potuto fare è stato cercare di riprendere il controllo in questi ultimi giorni, per mantenere almeno stabile il peso.
La mia vita è così, non ho vere amiche con cui confidarmi davvero e sono spesso da sola. Poi qualche sera esco con un gruppo e passo da un estremo all'altro, bevendo e quant'altro. Molti mi giudicheranno molto male ma a me piace, come ho giá detto con la scusa dell'alcol posso liberarmi della maschera della ragazza perfettina, di tutte le mie inibizioni e mille paranoie. Per una volta mi sento libera di dire e fare tutto quelli che mi passa per la testa. Non a caso solo in queste occasioni i ragazzi si fanno avanti con me. Solo che ancora una volta  il tipo in questione era uno che non mi piaceva, ma diciamo che la scorsa notte gli ho fatto pensare il contrario. E ora ci sentiamo per messaggio perchè io non sono capace, non ce la faccio a rifiutare qualcuno a cui piaccio. Io desidero morbosamente l'affetto altrui e mi sembra sempre un miracolo, qualcosa che non merito minimamente e per cui dovrei essere infinitamente grata. Per cui non so dire di no, a nessuno, ci sto davvero male. Infatti di solito lascio che sia il mio carattere impossibile a far sì che siano loro a non volermi più vedere. Per fortuna basta poco, di solito.



giovedì 4 luglio 2013

In vacanza? Porto l'indispensabile.

Oggi sono partita per le vacanze visto che-per chiunque è da considerare una gran fortuna- ho una casa al mare. È giá abbastanza palese il mio odio profondo per un posto dove bisogna mostrarsi a tutti senza vestiti e non starò a ribadirlo ancora una volta. Parliamo dello zaino che ho sul letto ora. È pesante eh? Chissá cosa c'è dentro! Vediamo...libri, vestiti...e quest'affare? Cos'è? Sembra una...bilancia? Una bilancia. Ho una maledettissima bilancia nello zaino perchè non posso neanche pensare di stare più di uno o due giorni senza sapere esattamente quanto peso, ho il terrore di poter ingrassare tantissimo senza accorgermene. Non me ne ero accorta quella volta e quando finalmente ne ho avuta la consapevolezza è stato come sbattere il naso all'improvviso contro un palo che non avevo visto. In entrambi i casi è doloroso e ti chiedi "Come ho fatto a non vedere?". E sono finita al punto a cui mi trovo ora. Al punto di andare in un negozio di elettronica nel caldo afoso di un pomeriggio di luglio perchè la mia bilancia non va più bene, vincere l'imbarazzo con la commessa e le persone in fila alla cassa, comprarne un'altra e tornarmene a casa con una sporta troppo grande da nascondere che mi sbatteva sulle caviglie a ogni passo. Mi sembrava che tutti ci guardassero dentro e mi lanciassero occhiate di disapprovazione. Ai loro occhi non sono altro che l'ennesimo stereotipo di ragazzina che ha visto troppe modelle su Cioè e sogna di mettersi con uno del grande fratello, rifarsi il seno e diventare una velina. Quasi quasi è un bene che continuino a pensarla così perchè non sono sicura che la veritá sia poi tanto meglio.

lunedì 1 luglio 2013

Ebbrezza.

ebbrézza (meno com. ebrézza) s. f. [der. di ebbro]. – In senso proprio, stato di ubriachezza, perturbamento mentale prodotto da eccessive dosi di vino e di altri alcolici. Più spesso fig., stato di esaltazione e di piacevole stordimento per una gioia intensa, per passione e sim. 

Il mio sabato sera ideale: discoteca e tanto, tanto alcol. Perchè almeno per una serata riesco un po' a lasciarmi andare, a non pensare e lo trovo fantastico. Ballo, rido e mi diverto davvero con gli altri. Va tutto bene. Esco dal locale col trucco sfatto, la testa leggera e l'alba che mi sorride da dietro i tetti. E una volta tanto sono serena e non mi importa se il giorno dopo starò male, non mi importa che mi odierò per tutte le calorie che mi sono bevuta e ricomincerò con restrizioni e abbuffate, non mi importa di niente e sto bene.