lunedì 14 ottobre 2013

Dirty little secret.

Non ho mai tempo per scrivervi, tutto il mio tempo se ne va in studio e abbuffate. Però ho una novità: qualche settimana fa ero in crisi post-ho-mangiato-tutto-il-mangiabile-e-anche-qualcosa-che-non-lo-era e mia mamma mi ha trovato a piangere disperata. Quando succede di solito invento un generico "ho troppe cose da fare, sono stanca, sono stressata" e lei comincia a dirmi che non devo fare così, che ci sono ben altri problemi e nella mia vita va tutto bene. Ero davvero stanca di questi anni di finzione, di sacchetti e incarti vuoti fatti sparire di nascosto, di scorte di cibo in fondo all'armadio, di dare la colpa a mio fratello se la vaschetta del gelato era vuota. Non va tutto bene, no. L'ho detto ad alta voce per la prima volta. E alla fine ho detto a mia mamma la verità. Ero talmente incredula di averlo fatto che sono scoppiata a piangere di nuovo solo per l'idea di aver rivelato il mio segreto più nascosto e doloroso, una parte della mia vita che non pensavo avrei mai tirato fuori con nessuno.
Non ha capito però, non ha capito niente, ha pianto anche lei perché ha visto che sto male e ha promesso che ne uscirò. Ma non ha idea di come aiutarmi e ormai non ce l'ho più neanch'io.






mercoledì 25 settembre 2013

Urla.

Ieri sera ho urlato contro mio fratello con tutte le mie forze fino ad aver male alla gola e poi mi sono chiusa in camera e mi sono rannicchiata per terra a piangere per ore. In realtà non ho urlato contro di lui, ma contro qualcosa come la venticinquesima abbuffata di questo mese, contro le mie cosce, la mia pancia e le mie braccia che si riempiono di grasso, contro il mio stomaco dilatato che non ne può più, contro i miei genitori che credono ancora che io non mangi quasi, contro il 50 che ho rivisto oggi pomeriggio sulla bilancia dopo che avevo giurato a me stessa che non sarei mai più tornata a pesare così tanto. E contro di me che vedo tutto questo e ogni giorno la mia soluzione sono pacchi di biscotti, pane, gelato, merendine. Ripenso a com'era fino a qualche mese fa, a quanto ero brava: avevo il controllo. Potevo dire di no alla cosa più buona del mondo per rimanere nelle calorie del giorno, 50 calorie in più mi sembravano un'enormità. Non ero felice neanche allora, pregavo dentro di me che qualcuno mi liberasse, mi estraniavo dal mondo persa nella mia ossessione, ma almeno facevo tutto quello che potevo per assomigliare alla ragazza che volevo essere. Avevo fame, ero stanca, ma il peso scendeva. Ora non sono più capace di quello, non sono capace di niente a parte di diventare ancora più grassa.
E la mia vita non è solo quello, ho la scuola, ma sto troppo male per pensare a studiare. L'anno scorso sono stata la migliore della classe nonostante certe mattine non avessi la forza di alzarmi.
Devo iniziare a studiare per la patente, devo mantenere un rapporto decente con le mie compagne di classe, devo vedere F.
Per me è tutto un'ennesima pressione, un ennesimo dovere, mentre vorrei solo mangiare e mangiare. Sì, perché io odio abbuffarmi, ma allo stesso tempo sento che ne ho bisogno. E finché non mi libero da questa mentalità dipendente qua non ne esco più.





martedì 17 settembre 2013

Riprova, sarai più fortunato (?)

Di nuovo, di nuovo, ho resistito solo 3 giorni e poi sono crollata, sono 3 giorni che non faccio altro che mangiare, disperarmi perché ho mangiato troppo, mangiare ancora di più. Mi rialzerò, lo prometto. Ma non oggi.

domenica 15 settembre 2013

50 day binge-free challenge #3

What do you define as a binge?

Un binge parte con una sensazione ben precisa che ho imparato a riconoscere, un impulso irrefrenabile che mi spinge a ingozzarmi di qualunque cosa più o meno commestibile, così in fretta da non sentire neanche il sapore di quello che mangio, desiderando un altro boccone mentre ho ancora in bocca quello precedente. Perché voglio solo riempire il vuoto che sento dentro e penso di farlo così, con pacchi di biscotti, pizze e piadine intere, filoni di pane e tavolette di cioccolato.


Ho fatto una mezza abbuffata a dirla tutta, 2 pacchetti di cracker con il formaggio e poi ho attaccato la vaschetta di gelato, ma quando ho visto che le cose iniziavano a precipitare l'ho richiusa e rimessa nel frigo. Poi non avevo neanche cenato perché ero a casa da sola, per cui non sono certo in regime da dieta ma un binge vero e proprio per me è un'altra cosa, migliaia di calorie e ieri non l'ho fatto. La sfida continua.
Ah, il motivo dell'abbuffata: i miei capelli. Prima di tutto questo avevo capelli sani, forti, folti e belli grossi. Mi dicevano sempre che belli, quanto vorrei averne così tanti anch'io e cose del genere. Li ho ridotti da far pietà, secchi, finissimi, ne ho persi più della metà e continuo a perderne ancora. E' stato traumatico quando ho iniziato a considerare qualcosa che non fosse il mio dimagrimento e mi sono resa conto di quanto fosse vuota la mia testa. Così ieri sono andata a tagliarli, li avevo lunghi fino al seno e mossi. Avevo chiesto alla parrucchiera che me li tagliasse fino all'attaccatura del braccio e mi sono ritrovata con un caschetto: potete immaginare come mi sono sentita. La sera dovevo vedermi con i miei amici e F. e stavo per piangere quando i primi commenti sono stati tutti sul tipo "Ma che disastro hai fatto ai capelli?" e peggio ancora i falsissimi "Dai, non stai così male!". La cosa peggiore di tutte è stato F. che quando mi ha visto mi ha detto chiaramente che non sto bene e stavo molto meglio prima. Dopo, vedendo quanto ci ero rimasta male, B. che diceva invece che le piaceva molto il nuovo taglio, sperando che non me ne accorgessi ha iniziato a spingere altri miei conoscenti a venirmi a dire che stavo benissimo, e passato lo choc iniziale sono stati tutti un po' più gentili. E poi F. mi ha detto che sono lo stesso bellissima e non devo essere triste per questo. So che è una cosa stupida da dire ma sono talmente schiava della mia ossessione di perfezione che mi aspettavo quasi che nessuno avrebbe più voluto avere a che fare con me in quello stato, che i miei amici non mi avrebbero più parlato e addirittura F. non ne avrebbe più voluto sapere di me. E' ridicolo pensare una cosa del genere, me ne rendo conto benissimo, non è certo su un taglio più o meno riuscito che si basano i rapporti, ma questo mi fa capire quanto io sia insicura e troppo preoccupata del giudizio altrui.
Comunque lasciando perdere quanto può essere bella questa donna e che io non le assomiglio affatto il taglio è più o meno questo:





venerdì 13 settembre 2013

50 day binge-free challenge #2

Post a recent picture of yourself! Don’t body-shame, name two things you like about yourself in this picture.

Sto usando ancora un vecchio cellulare da quando mi hanno rubato l'altro per cui non riesco a caricare le foto. Odio praticamente tutto di me, se proprio devo salvare qualcosa sarebbe il seno, che è abbastanza abbondante e poi boh i fianchi forse, perché per molte donne è il punto dove si concentra il grasso invece io ho altri punti deboli!
Comunque per compensare la foto mancante condividerò con voi qualcosa che considero molto intimo: il mio peso. Odio quando me lo chiedono, la mia scusa preferita è "Boh, non mi peso da una vita". Come no.
A voi invece dirò che al momento peso 48.5 kg, sono 164 cm, nella mia vita ho oscillato tra un massimo di 56 kg a un minimo, qualche mese fa di 44. Quando ho cominciato la dieta volevo arrivare a 45, li ho raggiunti  ma non mi piacevo, in numeri mi sembrava giusto ma allo specchio ancora non mi piacevo. Ho puntato i 43 ed è stato l'inizio della disfatta, sono crollata, ho ripreso chili su chili e di quel periodo mi sono rimaste solo una serie di devastazioni a livello fisico: smagliature, disturbi di digestione, ciclo tornato solo a furia di medicinali, metà dei capelli persi (è il mio incubo). E la cosa che più mi fa star male è che mi sono rovinata e non ero nemmeno tanto magra.

giovedì 12 settembre 2013

50 day binge-free challenge #1

Why are you doing the 50 day binge free challenge?
Perché non voglio mai più provare la sensazione di non avere controllo, di non riuscire a fermarmi.  Non voglio mai più trovarmi in mezzo a pacchetti e barattoli vuoti, la pancia così gonfia che sembra esplodere, le lacrime agli occhi per come ancora una volta ho deluso ogni aspettativa. Perché sono stanca di essere ogni giorno più triste, grassa e fallita e cerco disperatamente un modo per uscirne. Perché non voglio più fare del male a me stessa.


mercoledì 11 settembre 2013

Primo incontro.

Ieri primo appuntamento con la psicologa. Me l'avevano detto che si può rimanere un po' spiazzati all'inizio ma non ci avevo dato molto peso, disposta a tutto pur di uscire da questo maledetto problema. In pratica mi ha fatto delle domande per conoscere i miei trascorsi e io raccontavo, inspiegabilmente mi sono sempre trovata meglio a confidarmi con gli sconosciuti, sarà perché temo meno il loro giudizio. Solo che man mano che parlavo lei ribatteva e praticamente a ogni cosa che dicevo di avere fatto mi chiedeva perché invece non avessi agito nel modo opposto, dimostrandomi che in ogni caso sarebbe stato fattibilissimo e del tutto ragionevole. Io sono una persona estremamente influenzabile, pochissimo abituata a veder contestare le sue scelte e sempre pronta ad ammettere che hanno ragione gli altri per cui mi ha praticamente portata a dubitare di ogni azione della mia vita. L'ho capito che il suo era un modo per farmi riflettere, alla fine mi ha anche detto che non si permetterebbe mai di dare un giudizio però è stata lo stesso una sensazione strana. Ovviamente non lascerò perdere, la vedo come la mia unica possibilità al momento.
Mi ha chiesto se da quando c'è F. le cose vanno meglio, da quando esco con lui invece ho scoperto che mi abbuffo non solo quando sono troppo triste o nervosa ma anchequando sono troppo contenta. I 3 etti di gelato e più che altrettanti di pane di ieri notte quando sono tornata a casa ne sono testimoni.





venerdì 6 settembre 2013

You can't fix a broken glass.

Comincio da due belle notizie, ma belle sul serio:
-Dopo mesi di dubbi e ansie varie ho preso finalmente un appuntamento dalla psicologa, per martedì. Ho deciso di ammetterlo, di smettere di nascondermi dietro i "E' solo un periodo, ricomincio a mangiare normale quando voglio!": ho un problema, un problema che mi sta rovinando la vita e da sola non ce la faccio. E mi sento molto meglio già per il fatto di averlo ammesso con me stessa.
-F. e io ci siamo messi insieme, piacere a una persona a cui io stessa tengo così tanto è una delle sensazioni più belle che io abbia mai provato insieme a quando mi ha detto che sono bellissima. Non sono mai stata così presa da qualcuno, al punto che sto facendo lo sforzo di non invischiare anche lui nelle mie infinite bugie: non ho mai inventato scuse per non uscire perché volevo abbuffarmi o avevo appena finito, non gli ho mai nemmeno rifilato la storiella dell' "ho già mangiato a casa" né nessun' altra.
In più sto riallacciando un po' di rapporti con i miei compagni di classe, insomma, sembra andare tutto alla grande apparentemente.
Il mio tarlo personale però sembra del tutto indifferente a queste novità e continua a rodermi, impedendomi di godermele appieno. Non riesco a seguire nessuna dieta perché non ce la faccio, non riesco proprio a riprendere il controllo e mi abbuffo sempre. Come se non sapessi che se mangiassi più o meno come una persona normale almeno smetterei di ingrassare, ma nossignore, io sono così: o tutto o niente, o perfezione o disastro. Il secondo mi viene particolarmente bene negli ultimi tempi devo dire. Il problema è che mi sento quasi rassegnata al fatto di abbuffarmi e aumentare di peso, non mi oppongo praticamente più. In fondo mi sembra di meritarlo, di meritare di soffrire perché non sono altro che un'incapace e una fallita. La verità è che i vetri rotti non si aggiustano, figuriamoci  le persone.





mercoledì 4 settembre 2013

Nobody said it was easy.

Ho cambiato la grafica del blog, tipico comportamento da "volto pagina e ricomincio da capo". Vediamo quanto durerà. Lunedì ho digiunato completamente, sì ho fatto malissimo ma avevo bisogno di sapere che ce la posso ancora fare nonostante tutto. Miracolo dei miracoli, ieri non mi sono abbuffata e volete sapere una cosa ancora più bella? In realtà sembra una cosa insignificante, ma per me ha voluto dire molto. La serata era partita malissimo, quando mi sono vestita per uscire ho messo un paio di pantaloni che fino a pochi mesi fa mi cadevano quasi da quanto erano larghi e ho scoperto che ora fatico a chiuderli. Ho combattuto l'istinto di chiudermi in casa ed evitare a tutti l'avvilente spettacolo di me stessa e  sono uscita. C'erano delle mie compagne di classe, c'era F.. A un certo punto eravamo in un locale e mi hanno offerto delle patatine. Ne ho prese un paio e ne ho chiesta io una terza. Ho addirittura preso da bere. Per qualche minuto mi ero dimenticata che avevo già finito le calorie della giornata, sono a dieta, sono grassa e devo dimagrire. Amo quei rarissimi momenti in cui sto così bene che mi dimentico del cibo e del peso, mi fanno sentire che un giorno ci riuscirò, mangerò quello che mi va, non mi abbufferò più e avrò tantissime cose più belle a cui dedicare i miei pensieri e la mia vita. Però quando sono tornata a casa ero spaventata, di solito è con questi sgarri piccolissimi che inizio le abbuffate. Ero già andata meccanicamente in cucina. E invece mi sono detta che no, anche se ero arrivata a 1300 kcal andava bene così, erano meglio che 3000, che ero stata brava e dovevo solo continuare in questo modo. Ho bevuto un bicchiere d'acqua e sono andata dritta a letto. Mi chiedo se un giorno non solo riuscirò a non abbuffarmi più, ma riuscirò anche a non desiderarlo nemmeno!

domenica 1 settembre 2013

In caduta libera.

Pensi sempre di avere toccato il fondo, poi scopri che le cose possono sempre andare peggio.
Pensi che sia brutto avere preso 3 chili, poi scopri che prenderne 4 è ancora peggio.
Pensi che sia brutto abbuffarsi due volte a settimana, poi scopri che farlo ogni singolo giorno è peggio.
Ho voglia di urlare. Dov'è finita la ragazza che si controllava perfettamente, ogni sera andava a letto sentendo la pancia vuota e ogni mattina vedeva sulla bilancia il traguardo che si avvicinava? Non mi sembra neanche più di essere io, era più di un anno che non aumentavo sensibilmente di peso, è un trauma che non sono in grado di affrontare. Questa settimana ero in vacanza con una mia amica, fino ad ora non mi ero mai abbuffata davanti a nessuno, per cui speravo che la sua presenza mi aiutasse a controllarmi. Ma ormai non so neanche cosa sia il controllo, dopo due giorni ho iniziato ad approfittare di qualunque momento in cui lei non era con me per mangiare. Scendeva al negozio sotto casa e quando tornava la tavoletta di cioccolata nel frigo era finita. Faceva la doccia e quando tornava il pacchetto dei biscotti era quasi vuoto. Sono arrivata a nascondere cibo in bagno, chiudermi dentro e aprire l'acqua o accendere il phon per mascherare il rumore della mia sconfitta.
Devo rialzarmi e non ci riesco. La gente non fa che farmi notare che sono ingrassata, non capiscono che non c'è niente al mondo che potrebbero dire per ferirmi di più. Non c'è insulto più grande che potrebbero farmi. La prima è stata proprio la mia amica, è stato orribile, ho pensato che le sarei scoppiata a piangere in faccia. E invece ho messo su la maschera, ho fatto finta che non mi importasse. Dentro urlavo. Chi non me lo dice esplicitamente mi fissa e rimane in silenzio, so benissimo cosa sta pensando ed è quasi brutto come se lo dicessero ad alta voce. Mi disprezzano e hanno ragione, farei meglio a nascondermi.


venerdì 23 agosto 2013

I'm my own worst enemy.

Scusate l'assenza ma non ho potuto aggiornare prima e per almeno una settimana non credo di riuscire di nuovo: sono in vacanza fino alla fine del mese e mi hanno rubato il cellulare! Un classico, giornata al mare, si va a fare il bagno e al mio ritorno ho trovato la borsa svuotata. E' stato orribile, fino a un momento prima ero tranquilla, mi stavo addirittura divertendo e questa scoperta mi è arrivata come un pugno nello stomaco quando meno te l'aspetti. Sarà brutto dirlo ma alla mia età in un cellulare c'è praticamente metà della tua vita. Al di là del costo del telefono in sé, che comunque non è poco, ho perso tutte le mie foto, la mia musica, i  miei messaggi (i messaggi di F.!). Per non parlare dei numeri di telefono di tutti e di quanto per giorni mi sia sentita ancora più sola e isolata del solito. Ci sono stata veramente male, probabilmente quando già il tuo equilibrio è abbastanza precario bastano anche cose tutto sommato piccole per rischiare di farti crollare. Infatti ho proseguito nella mia opera di autodistruzione, ormai mi abbuffo tutti i giorni come non mi succedeva almeno da un anno, in neanche un mese ho preso 3 chili. 3 chili. 3. Chili. Che per perderli ci avevo messo qualcosa come 6 mesi di lotta continua, di resistenza a tutte le tentazioni, di notti in cui non riuscivo a dormire per la fame e giorni in cui ho rischiato di svenire, di infinite torte, pizze, focacce e biscotti rifiutati con autocontrollo ferreo, di calcolo al millimetro delle calorie e delle misure. E vedere il numero sulla bilancia salire, anziché aiutarmi a fermarmi mi spinge a mangiare sempre di più. Non mi sono mai sentita così lontana dalla possibilità di stare meglio, va male e poi va peggio e poi peggio ancora e io sono sempre più stanca e non ce la faccio più.
Però voglio chiudere con l'unica buona notizia che ho, esco ancora con F., che non so come continua a sopportarmi. Comunque vada, posso dire che lui è stata la cosa più bella di quest'estate.








lunedì 12 agosto 2013

Queen of disaster.

Il fatto è che per quanto uscire con quel ragazzo, F., sia la cosa migliore che mi sia capitata da mesi, per i miei problemi con il cibo è invece la peggiore. Stare con lui è fantastico, mi mette completamente a mio agio e non sto sempe zitta per paura di sembrare una stupida come faccio di solito, so che se anche dicessi qualcosa di veramente idiota al massimo ne rideremmo insieme. Vedo da come mi cerca, mi parla, mi tocca che davvero gli importa di me, tanto che ha cancellato tutte le mie paranoie che uscisse con me tanto per fare o addirittura per prendermi in giro. Mi ritrovo a sorridere nei momenti più vari pensando a lui.
Il problema è che da quando c'è lui non riesco a trovare un minimo di equilibrio nell'alimentazione. Vi spiego: per non so quale motivo, qualunque cosa io mangi, in quasi qualunque quantità mi gonfia tantissimo. Quindi, quando abbiamo un appuntamento, prima salto più pasti che posso, perché mi viene da piangere al pensiero di lui che appoggia una mano sulla mia pancia-mongolfiera. Giá per me il contatto fisico è una cosa complicata, lo desidero ma allo stesso tempo mi infastidisce perchè mi fa sentire peggio che nuda, senza possibilità di nascondere tutto quello che non va in me.
Quando torno a casa ovviamente muoio di fame e, complice il calo di tensione, niente mi trattiene dall'abbuffata. Dopo sono ancora più spaventosamente gonfia e digiuno di nuovo  e così via. Io non voglio che il cibo mi porti via anche lui, non voglio iniziare a mentirgli, a inventare scuse per non vederlo perché ho appena finito di sfondarmi di panini alla maionese. Non voglio neanche continuare a distruggere il mio metabolismo, il mio corpo, a nascondere il cibo nei fazzoletti e mentire ai miei dicendo che mangio con gli amici e agli amici dicendo che ho già mangiato. Voglio solo essere magra e felice.

mercoledì 7 agosto 2013

Bilancio.

Note positive:
- Sabato sera sono andata a ballare, noi ragazze eravamo in minoranza e per forza di cose tra una canzone e l'altra ci siamo messe a parlare tra noi, anche se so che se ci fossero state anche delle altre sarebbero state sicuramente preferite a me! È stato bello comunque, sto cercando di godermi i bei momenti senza se e senza ma.
-Ho deciso di dare una possibilità al  ragazzo della famosa serata in spiaggia e per ora le cose sembrano funzionare, mi chiedo solo quanto ci metterò a rovinare tutto come sempre...non sono in grado di avere una relazione a lungo termine con un'altra persona, è un dato di fatto.
Note negative:
-La maledetta ansia che mi prende ogni volta che ho un impegno cosiddetto sociale. Inizio a sentire un peso che mi opprime i polmoni e lo stomaco che letteralmente si contorce, battito perennemente a mille, tremo addirittura. Le cose peggiorano esponenzialmente con l'avvicinarsi dell'appuntamento, a nulla valgono i miei tentativi di alleviare la tensione distraendomi o preparando le cose per ogni possibile evenienza. Non è possibile vivere così, anche perché per certi eventi un po' più importanti inizio a star male anche con giorni di anticipo!
- Il cibo, è sempre un disastro, alterno digiuni e abbuffate spaventose mentre sarebbe infinitamente meglio se mi fissassi un massimo anche di 1400-1500 calorie che sarebbe facile da rispettare perché non farei la fame e sarei al limite tra dieta e mantenimento. Solo che non riesco a uscire dal circolo vizioso, non so come fare. Vorrei che qualcuno arrivasse a portarmi via la vaschetta di gelato e mi dicesse che non è questo che mi farà stare bene e ci penserà lui a me. E so che questo qualcuno non posso essere altro che io, ma so altrettanto bene che non ne avrò mai la forza.



venerdì 2 agosto 2013

Happiness hit her like a bullet in the head.

Di solito scrivo qui quando sono triste, arrabbiata, spaventata, ho bisogno di parlarne ma so che non posso farlo con le persone che ho intorno. Finora qui ho scritto solo delle brutte giornate, i problemi, la parte peggiore di me, quella che cerco di nascondere a tutti nella vita reale. Oggi voglio dire che c'è anche un'altra parte della mia vita, ci sono dei momenti in cui sono-felice no, è una parola troppo grossa- direi serena, in cui sto bene finalmente, anche se solo per un po'. Sono andata a una festa in piscina: ok avevo saltato colazione e pranzo ma sono stata in costume con le altre, ho cercato di non chiudermi nei miei pensieri di cosa avrebbero detto gli altri delle mie cosce e della mia pancia, ho parlato, riso e scherzato. E ho mangiato decisamente troppo come tutti gli altri e non mi importava. Ci vuole davvero così poco per farmi sentire viva, in pace con tutti e con me stessa, per farmi tornare un sorriso che viene dal cuore e non è più solo finzione? Non lo so, per oggi mi basta così.


domenica 28 luglio 2013

Vorrei una vita piena come la mia pancia.

Niente riesce a trattenermi. Ho fatto in modo di restare sola in casa e ho mangiato di tutto, fino al pane semicongelato. Uno schifo. Continuo così, ansia abbuffate, ancora più abbuffate, ancora più ansia. Per le cose che devo fare, per le cose che ho fatto, per le cose che non faccio. Vorrei fermare il tempo e aspettare finchè non mi sentirò pronta ad affrontare il mondo. Vorrei chiudermi in una cantina buia con pacchi di roba da mangiare e vedere che il vuoto nel mio stomaco è sempre il più facile da riempire.




lunedì 22 luglio 2013

La solita me, qualche problema in più.

Rimandare, rimandare, fingere di non vedere i problemi invece di affrontarli sperando che vadano via da soli, invece non lo fanno e diventano sempre più grandi. È come se fossi sui binari e vedessi arrivare un treno da lontano. Lo sento fischiare e si avvicina sempre più e io rimango lì, a fissarlo. Mi stendo per terra e aspetto, perché in fondo mi piace il senso di disastro imminente, soddisfa la mia vena masochista. Mi comporto come se tutto fosse inevitabile e non potessi far niente per cambiare le cose e invece sono proprio io l'unico vero ostacolo. Rimango nel mio pantano di dubbi, impotenza e domande senza risposta fino all'ultimo. Qualche volta mi metto in salvo, qualche volta lascio che il treno mi prenda in pieno.

Avevo accettato una cura prolungata di cortisone perché il medico mi aveva assicurato che era a basse dosi e non avrebbe avuto effetti collaterali, ma la situazione è peggiorata e sono dovuta passare a una dose alta. Mi sta facendo andare nel panico, ogni volta che mi guardo allo specchio mi vedo sempre più gonfia e deforme. So che in gran parte è solo una mia sensazione, perché in questi giorni sono via, non avevo previsto una situazione del genere e non ho modo di pesarmi, ma è terribile e ancora più terribile è il fatto che io mi preoccupi più di questo che della mia salute.

mercoledì 17 luglio 2013

Solitudine.

Nessuno mi cerca mai. Ah, no, giusto. Mi chiedono i compiti. Questo è il massimo che riesco a ottenere, sono una persona a cui piace la solitudine, spesso anzi ne ho bisogno, ma certe volte la cosa mi pesa parecchio. Durante l'anno vedo i miei presunti amici tutti i giorni a scuola e per forza di cose sono inclusa abbastanza spesso nelle chiacchierate e anche nelle uscite. Ma d'estate evidentemente nessuno pensa che valga la pena di informarsi se sto bene, se sono al mare, se sono caduta in un tombino e mi sono ritrovata nel paese degli unicorni. Se provo io a cercarli ottengo solo brevi conversazioni imbarazzate, come tra persone poco in confidenza e quindi smetto perché lo trovo umiliante. Va bene, non sono estroversa, non mi apro facilmente con gli altri, anche perchè ogni volta che l'ho fatto sono rimasta ferita. Però sono sempre gentile con tutti, faccio sempre tutto quello che posso per far star bene gli altri. Ho tutt'altro che una buona stima di me stessa ma sono sicura che esistano persone peggiori, eppure loro hanno qualcuno vicino. Mi sento sbagliata, tengo lontane le persone senza volerlo. Vorrei tanto essere indispensabile per qualcuno, speciale, che sentisse la mia mancanza e quando gli succede qualcosa vorrei che pensasse a me come prima persona a cui raccontarlo. Ma mi rendo conto che io per prima faccio fatica a farlo. Almeno io però ho la decenza di non cercare gli altri solo perché ho bisogno di un qualche favore come si sono abituati invece a fare con me. Lo sanno che non dico mai di no, ho messo sempre le loro esigenze prime delle mie, sperando che servisse per essere accettata, inutilmente.
In questi giorni sono abbastanza brava con il cibo, resisto bene alle tentazioni e cammino tanto, ma mi sembra tutto inutile.

venerdì 12 luglio 2013

Prendere una decisione.

Chiedo scusa anticipatamente per quanto privo di interesse e utilità sarà questo post. Faccio una tragedia di qualcosa che una persona comune risolverebbe in 5 minuti ma lo so, sono fatta così e almeno su questo blog voglio dire tutto quello che mi passa per la testa. Allora, ieri avrei dovuto vedermi con il ragazzo della scorsa settimana e in teoria avrei dovuto mettere in chiaro che non mi interessa e finirla lì. Ho sempre odiato l'abissale differenza che si presenta tra la teoria e la messa in pratica. Partiamo dal fatto che questa situazione è stata per me una spinta continua ad abbuffarmi (un cosiddetto trigger) : ogni volta che il mio cellulare lampeggiava per un suo messaggio, anche nel mio cervello iniziava a lampeggiare una spia, quella del "Oddiocosafacciomangiacosadicomangiacosamangia!" . Quattro giorni di disastro insomma. E poi ieri mi sono presentata all'appuntamento, almeno senza colazione e alla fine ho cercato di iniziare il discorso "mettersi insieme". Niente, imbarazzo più totale, non sapevo come fare, non mi uscivano due parole di senso compiuto. Lo conosco e sembra che io gli piaccia davvero, e molto. Non sono capace di rifiutare qualcuno che si mostra così gentile e ben intenzionato nei miei confronti, non sono mica molti. E so per esperienza quanto fa male essere rifiutati e mi sentirei in colpa per mesi. E poi magari sbaglio io e tra noi potrebbe funzionare. Magari è quello giusto e non me ne sono accorta. Quindi sono rimasta davanti a lui come un'oca finché non si è impietosito di tanta idiozia e mi ha detto che potevo pensarci. Inutile dire che ho colto al volo l'occasione di rifugiarmi come sempre nel limbo degli indecisi, rimandando ancora una decisione. Più ci penso, più cambio idea e decido di provare, poi ci penso ancora e decido che no, dirò di no. Sono bloccata completamente dalla paura di sbagliare. Tanto alla fine chi ci sta male sono sempre e solo io.

But it was not your fault but mine                          
and it was your heart on the line                              
I really fucked it up this time                                  
didn't I, my dear?                                                  
 
Non è stata colpa tua, ma mia
ed era il tuo cuore ad essere in pericolo
ho veramente mandato tutto a puttane questa volta
non è vero, mio caro?






lunedì 8 luglio 2013

La forza di dire no.

Sul fronte cibo non va granchè bene, da quando è finita la scuola faccio il doppio della fatica a evitare le abbuffate: non ho più il pensiero di dover per forza uscire, incontrare persone e sostenere verifiche e interrogazioni che mi trattiene dal ridurmi a un ammasso di grasso e sensi di colpa. In estate è molto più facile tagliare i ponti da tutto e da tutti, anche rinchiudersi in casa se serve. Ho cercato un paio di volte di mangiare quanto volevo ma solo finchè avevo fame, ma ho fallito ogni volta. Non sono veramente in grado di ascoltarmi, sono totalmente bloccata nella mia mentalitá del "tutto o niente". Il massimo che ho potuto fare è stato cercare di riprendere il controllo in questi ultimi giorni, per mantenere almeno stabile il peso.
La mia vita è così, non ho vere amiche con cui confidarmi davvero e sono spesso da sola. Poi qualche sera esco con un gruppo e passo da un estremo all'altro, bevendo e quant'altro. Molti mi giudicheranno molto male ma a me piace, come ho giá detto con la scusa dell'alcol posso liberarmi della maschera della ragazza perfettina, di tutte le mie inibizioni e mille paranoie. Per una volta mi sento libera di dire e fare tutto quelli che mi passa per la testa. Non a caso solo in queste occasioni i ragazzi si fanno avanti con me. Solo che ancora una volta  il tipo in questione era uno che non mi piaceva, ma diciamo che la scorsa notte gli ho fatto pensare il contrario. E ora ci sentiamo per messaggio perchè io non sono capace, non ce la faccio a rifiutare qualcuno a cui piaccio. Io desidero morbosamente l'affetto altrui e mi sembra sempre un miracolo, qualcosa che non merito minimamente e per cui dovrei essere infinitamente grata. Per cui non so dire di no, a nessuno, ci sto davvero male. Infatti di solito lascio che sia il mio carattere impossibile a far sì che siano loro a non volermi più vedere. Per fortuna basta poco, di solito.



giovedì 4 luglio 2013

In vacanza? Porto l'indispensabile.

Oggi sono partita per le vacanze visto che-per chiunque è da considerare una gran fortuna- ho una casa al mare. È giá abbastanza palese il mio odio profondo per un posto dove bisogna mostrarsi a tutti senza vestiti e non starò a ribadirlo ancora una volta. Parliamo dello zaino che ho sul letto ora. È pesante eh? Chissá cosa c'è dentro! Vediamo...libri, vestiti...e quest'affare? Cos'è? Sembra una...bilancia? Una bilancia. Ho una maledettissima bilancia nello zaino perchè non posso neanche pensare di stare più di uno o due giorni senza sapere esattamente quanto peso, ho il terrore di poter ingrassare tantissimo senza accorgermene. Non me ne ero accorta quella volta e quando finalmente ne ho avuta la consapevolezza è stato come sbattere il naso all'improvviso contro un palo che non avevo visto. In entrambi i casi è doloroso e ti chiedi "Come ho fatto a non vedere?". E sono finita al punto a cui mi trovo ora. Al punto di andare in un negozio di elettronica nel caldo afoso di un pomeriggio di luglio perchè la mia bilancia non va più bene, vincere l'imbarazzo con la commessa e le persone in fila alla cassa, comprarne un'altra e tornarmene a casa con una sporta troppo grande da nascondere che mi sbatteva sulle caviglie a ogni passo. Mi sembrava che tutti ci guardassero dentro e mi lanciassero occhiate di disapprovazione. Ai loro occhi non sono altro che l'ennesimo stereotipo di ragazzina che ha visto troppe modelle su Cioè e sogna di mettersi con uno del grande fratello, rifarsi il seno e diventare una velina. Quasi quasi è un bene che continuino a pensarla così perchè non sono sicura che la veritá sia poi tanto meglio.

lunedì 1 luglio 2013

Ebbrezza.

ebbrézza (meno com. ebrézza) s. f. [der. di ebbro]. – In senso proprio, stato di ubriachezza, perturbamento mentale prodotto da eccessive dosi di vino e di altri alcolici. Più spesso fig., stato di esaltazione e di piacevole stordimento per una gioia intensa, per passione e sim. 

Il mio sabato sera ideale: discoteca e tanto, tanto alcol. Perchè almeno per una serata riesco un po' a lasciarmi andare, a non pensare e lo trovo fantastico. Ballo, rido e mi diverto davvero con gli altri. Va tutto bene. Esco dal locale col trucco sfatto, la testa leggera e l'alba che mi sorride da dietro i tetti. E una volta tanto sono serena e non mi importa se il giorno dopo starò male, non mi importa che mi odierò per tutte le calorie che mi sono bevuta e ricomincerò con restrizioni e abbuffate, non mi importa di niente e sto bene.


lunedì 24 giugno 2013

Tutto quello che sono.

Volevo parlarvi un po' di me, visto che non l'ho ancora fatto. Solo che non trovo niente di interessante, niente che valga la pena dire. Io non sono il mio peso, le mie misure, le mie cosce, non sono solo come appaio. E invece il problema è che io mi considero esattamente così. Una persona senza qualità, incapace, non abbastanza brava a fare niente. Non ho altro su cui puntare se non il mio aspetto esteriore. Se ho una scatola vuota, il meglio che posso fare è decorarla in modo che almeno sia bella e piacevole alla vista, così importerà meno se non serve a niente. Il mio peso mi sembra l'unica cosa che posso cercare di cambiare in meglio, per assomigliare un pochino di più a quella che vorrei essere.


giovedì 20 giugno 2013

Di psicologi e pozzi troppo profondi

 C'è una lunga serie di motivi se non sono mai andata da uno psicologo.
Prima di tutto io non chiedo aiuto. Mai. Io sto sempre bene e non ho mai bisogno di niente. Io tengo tutto dentro, la rabbia, il dolore, la paura e non permetto a nessuno di avvicinarsi abbastanza da vedere cos'ho dentro. E fingo. Racconto un sacco di bugie, a tutti, in modo che pensino che sono esattamente come mi vorrebbero. Perché una delle mie paure più grandi è deludere le persone e se andassi da uno psicologo sentirei di aver deluso i miei genitori, che si impegnano tanto per darmi tutto quello di cui ho bisogno per farmi crescere bene. Mi sentirei in colpa perché gli farei spendere dei soldi e li farei preoccupare. Del resto il
senso di colpa è una delle colonne portanti della mia vita, mi sembra sempre colpa mia, di tutto, perché non ho fatto abbastanza, perché non sono abbastanza.
Poi mi sembra come se finché non lo dico ad alta voce, che ho un problema, finché tutto rimane solo nella mia testa sia meno grave, meno reale, che sia più probabile che un mattino sparisca come un brutto sogno. Insomma non voglio ammetterlo, preferisco nascondere la polvere sotto il tappeto, fare finta che non ci sia, ignorare la questione  invece di affrontarla.
E per finire ho paura di sembrare solo una ragazzina viziata che si inventa dei problemi per attirare l'attenzione. Va bene, non è normale sapere a memoria le calorie di praticamente tutto quello che mangio, contarle maniacalmente e poi  finire periodicamente a ingurgitare qualunque cosa mi capiti a tiro. Ma non ho nemmeno mai vomitato, il mio peso non è preoccupante e a vedermi sembro tutt'altro che denutrita ve l'assicuro, per cui mi sembra irrispettoso verso chi ha problemi seri, ecco. Però sono stanca di vivere in questo modo, di sentirmi uno schifo qualunque cosa faccio. Ogni giorno mi dico che adesso basta, cambierò,  sistemerò le cose e ogni giorno fallisco e mi sento sempre più lontana dalla meta. E'come se fossi dentro a un pozzo, cercando di risalire e non facessi altro che scivolare sempre più in basso. Mi sento impotente.












lunedì 17 giugno 2013

E ora?

Mi hanno invitato al mare dopodomani. Ho detto che sarei andata, ero così felice che avessero deciso di includermi. Piccolo dettaglio: ho passato gli ultimi tre giorni a infilarmi nello stomaco qualunque cosa possa definirsi commestibile, e di conseguenza sono una mongolfiera. Sembro incinta di sei mesi. Sono talmente fuori di me che mi sono pesata, cosa da non fare MAI dopo le abbuffate e quindi  ho passato il pomeriggio a piangere perché sono un barile di lardo schifoso che non sa trattenersi. Io ci tenevo ad andarci, a cercare di essere una ragazza che si diverte e si gode il sole e le vacanze con gli altri ma non posso, non posso, inventerò una scusa e dirò di no. La prossima volta imparo a non abbuffarmi come non so neanche cosa, perché neanche gli animali fanno così.



sabato 15 giugno 2013

Nice work you did, you're gonna go far kid.

Non ho voglia di parlare dell'altro giorno, né del compleanno di ieri sera, di come è andata a finire. Era scontato, avrei potuto descrivere perfettamente come sarebbe andata già nel momento in cui mi hanno invitato, è uno schema che si è ripetuto sempre uguale mille volte, ad ogni occasione in cui sono stata costretta a mangiare in compagnia a buffet o comunque senza poter ordinare esattamente quello che volevo mangiare e limitarmi a quello. Le cose vanno così:

- Appena arriviamo nel  locale, ristorante, posto che sia, tutti si buttano immediatamente sul mangiare, neanche fossero digiuni da anni e iniziano a riempirsi i piatti all'inverosimile. Di solito è pieno di quelle cose ipermegacaloriche che adoro ma non tocco più, se non quando mi abbuffo. Oltretutto, sapendo di dover mangiare fuori, sono rimasta a digiuno o quasi per almeno una giornata per limitare i danni, quindi con la fame che ho divorerei tutto, ma mi faccio forza e cerco disperatamente qualcosa di poco calorico, che possibilmente sia anche di grosse dimensioni, in modo da dare l'impressione di avere anch'io un bel piatto pieno.
-Generalmente niente risponde ai miei requisiti e mentre sto lottando con una parte di me che mi urla dentro la testa "nonmangiarlononmangiarlononmangiarlo" per riuscire a infilare in bocca la tortina/focaccia/pizzetta che normalmente non toccherei neanche morta, devo anche sorbirmi le frecciatine sarcastiche delle mie compagne su quanto poco mangio, sono anoressica e così via.
-Resisto eroicamente all'impulso di sbattergli il piatto in faccia, fingo di ridere e stare allo scherzo e poi mentre loro si ingozzano allegramente chiacchierando e ridendo io rimango in silenzio, a testa bassa, mentre la mia mente cerca di calcolare freneticamente le calorie di quello che sto mangiando.
-Non so dirlo con esattezza, inizio a immaginare numeri enormi, la disperazione sale, inizio a immaginare di scostare gli altri a spintoni e iniziare a farmi fuori tutto abbuffandomi senza controllo davanti agli sguardi sconcertati di tutti.
-Resisto ancora, rifiuto gentilmente tutto quello che posso, evito il dolce con una smorfia educata "C'è troppa panna, non mi piace molto". Rido di me stessa e mi chiedo quando mai un dolce possa aver avuto "troppa panna". Penso a quanto ci metterei a finire tutta la torta da sola. Se si brinda rovescio il bicchiere da qualche parte.
A questo punto si torna a casa e mi rendo conto che non ho praticamente aperto bocca per tutta la sera, sono rimasta in disparte tutto il tempo, presa dalle mie mille paranoie. Qui ci sono due possibili epiloghi
a) riesco a convincermi che con il cibo non è andata così male, che sono stata brava a trattenermi
b) non riesco a convincermi e mi abbuffo di cose a caso fino a star male




giovedì 13 giugno 2013

Lo chiamano festeggiare...

E mentre sono qui che cerco in ogni modo di far funzionare le cose e mantenere un po' di controllo come festeggeremo la fine della scuola? Con un bel picnic di classe, a base di cibi che grondano maionese, olio, nutella...insomma grasso da tutte le parti. Non andare è escluso, mi considerano già abbastanza asociale così, non c'è bisogno di dargli ulteriori motivazioni.
Possibile che la gente non sia capace di vedersi senza mettere del cibo in mezzo??
Possibile che io non sappia godermi una giornata in compagnia senza farmi ossessionare dal cibo?? 


È una cosa che riesce sempre a sconvolgermi, il vedere come quest'ossessione abbia il potere di cambiarmi. Sono una persona molto tranquilla, posata e di solito anche molto paziente, è veramente difficile farmi arrabbiare. Ma qualunque tentativo, da parte di chiunque, di interferire con la mia alimentazione mi fa letteralmente impazzire. Può essere mia mamma che non cucina quello che mi aspettavo, qualcuno che propone di andare a mangiare un gelato all'ultimo momento sconvolgendo i miei piani, mia nonna che fa porzioni troppo abbondanti e troppo condite, qualcuno che fa notare che mangio troppo poco o che sbuffa e fa commentini se rifiuto qualcosa...
Vado proprio in crisi, mi prende una rabbia assurda, mi viene voglia di buttare per terra il piatto, rovesciare il tavolo, piangere e gridare contro al "colpevole" i peggiori insulti che mi vengono in mente. Mi trattengo, ovviamente, come faccio sempre, al massimo poi mi chiudo in bagno a piangere e poi mi sento in colpa per la mia reazione sproporzionata, per l'odio che ho provato verso persone che mi vogliono bene, o comunque non hanno certo fatto niente di terribile. Emerge un lato del mio carattere che non conoscevo e sinceramente avrei preferito continuare a non conoscere.


domenica 9 giugno 2013

Vorrei sapere a che cosa è servito vivere, amare, soffrire

Oggi era il primo giorno di vacanza, mi sono svegliata col sorriso sulle labbra per la prima volta da mesi e ho cominciato la giornata con una colazione perfetta, andava tutto bene. Poi ho acceso il computer e ho saputo: due ragazze della mia età, di ritorno dalla discoteca, avevano avuto un incidente terribile ed erano morte. Non erano ubriache o drogate, improvvisamente una macchina è venuta loro addosso. Non c'è stato niente da fare, ho visto le foto della macchina, o meglio dell'ammasso di lamiere che ne è rimasto. Sembrava che una mano gigante l'avesse usata per fare una pallina. Andavano a scuola nella mia città, erano due ragazze bellissime, molto conosciute, a detta di tutti sempre con il sorriso sulle labbra. Io non le conoscevo nemmeno ma ne sono stata devastata.  Avevano appena finito la quarta, quella mattina avevano gridato di gioia con le loro amiche al suono dell'ultima campanella ed erano andate a ballare, l'anno scolastico alle spalle e davanti un'estate e una vita intera. Le ho immaginate mentre si divertivano e ridevano senza sapere che avevano solo poche ore davanti a loro, che salutavano gli amici: "allora ci vediamo", "a domani" e tornavano a casa su quella macchina, con quella stanchezza felice che si ha dopo una bella serata, le chiacchiere, la musica. Poi la fine così improvvisa, così ingiusta. Ho pensato ai genitori, al telefono che deve aver squillato nel mezzo della notte, al dolore più grande che una madre possa concepire. Agli amici che non riuscivano e non riescono ancora a credere che quelle due ragazze che erano con loro fino a ieri sera adesso non ci sono più. Vite spezzate, l'ultimo post su Facebook sul vestito da mettere quella sera, lontane anni luce dal pensare che il conto alla rovescia stava per finire. Perché ci si sente invincibili alla nostra età, si pensa che tutto andrà bene e che certe cose a noi non possono capitare. Il pensiero della morte è lontano e se ci sfiora passa con la stessa rapidità con cui è arrivato. E invece siamo così piccoli, così fragili, un attimo ci siamo e quello dopo no. Ho pianto e -me ne vergogno moltissimo, credetemi- mi sono abbuffata, mandando tutto giù in gola senza nemmeno respirare cercando di sfamare l'angoscia, quel mostro orribile che mi stava divorando dentro. Queste tragedie senza un perché sono uno scossone durissimo che fa crollare il castello tutte le nostre convinzioni, i nostri ragionamenti pieni di logica, i nostri sforzi di rendere le nostre vite perfette, le nostre illusioni che il progresso ci abbia reso invincibili e immortali. Ci lascia inutili, impotenti e ci fa sentire un pochino colpevoli: in una parola, sconfitti.


Lunga e diritta correva la strada, 
l'auto veloce correva
la dolce estate era già cominciata, 
vicino a lei sorrideva.
Forte la mano teneva il volante, 
forte il motore cantava
non lo sapevi che c'era la morte 
quel giorno che t'aspettava. 

Non lo sapevi che c'era la morte, 
quando si è giovani è strano
poter pensare che la nostra sorte 
venga e ci prenda per mano. 

Non lo sapevi ma cosa hai pensato 
quando la strada è impazzita
quando la macchina è uscita di lato
e sopra un'altra è finita. 

Non lo sapevi ma cosa hai sentito 
quando lo schianto ti ha uccisa
quando anche il cielo di sopra è crollato 
quando la vita è fuggita. 

Dopo il silenzio soltanto è regnato 
tra le lamiere contorte
sull'autostrada cercavi la vita 
ma ti ha incontrato la morte. 

Vorrei sapere a che cosa è servito 
vivere, amare e soffrire
spendere tutti i tuoi giorni passati
se presto hai dovuto partire. 

Voglio però ricordarti com'eri, 
pensare che ancora vivi
voglio pensare che ancora mi ascolti
e come allora sorridi.




giovedì 6 giugno 2013

Come tentare di migliorare la propria vita e fallire miseramente.

Quando mi resi conto di essere grassa decisi di colpo che così non potevo continuare. Il periodo in cui non avevo mangiato grano mi aveva fatto capire che ce la potevo fare a vivere anche senza tonnellate di carboidrati. Cercai informazioni su internet e iniziai quella che mi sembrava un'ottima dieta, con il minimo di calorie per non distruggere il metabolismo. Eppure per come ero abituata, per lo studio e lo sport che facevo soffrivo terribilmente la fame, senza contare che mettevo piede per la prima volta nell'universo dei grammi e delle calorie e attribuivo a tutti i cibi dei valori altissimi per paura di sottostimarli.
 Intanto come al solito continuavo a pretendere il massimo da me stessa in ogni campo. Iniziai a pesare tutto quello che potevo di nascosto dai miei, e facevo i calcoli con la mia solita precisione maniacale: se per errore sgarravo, anche di 10, 20 kcal era finita: ormai la giornata era rovinata e mi abbuffavo per il resto della giornata, di tutto quello che trovavo. Cercavo in ogni modo di trovarmi da sola in casa, o comunque di tenere lontani gli altri dalla cucina; nell'attesa smaniavo, ero come eccitata, odiavo tutti quelli che avevo intorno perché non se ne andavano impedendomi di fare quello che volevo: abbuffarmi. Mangiavo tutti i cibi che mi negavo di solito: biscotti, merendine, grissini, focacce, formaggi...dolce e salato mescolato, cose cotte, crude, semicongelate. Andavo a fare la spesa di nascosto per comprare pacchi di schifezze con cui continuare l'abbuffata. Arrivai a tirar fuori cibo dal bidone e mangiarlo. Mangiavo senza controllo, 7000 calorie e più, andavo avanti anche per ore, finché non riuscivo a stare dritta dai crampi e il mio stomaco passava dall'implorar pietà al minacciare di buttare fuori tutto.
Ovviamente dopo mi sentivo in colpa, sporca, schifosa e seguivano pianti davanti allo specchio, notti insonni di dolori e promesse che era l'ultima volta, l'ultima davvero. Ma non lo era mai e all'abbuffata seguiva il digiuno per compensare e poi un'abbuffata per compensare il digiuno. Poi c'erano periodi in cui seguivo la dieta che mi ero prefissata, così in un modo o nell'altro dimagrivo e raggiunsi il peso che pensavo di volere: ero lontana anni luce dal piacermi e continuai. Un mese dopo l'altro sono ancora qua, con il pensiero fisso a pianificare quanto, quando e cosa mangio, che mi guardo allo specchio e non mi sembro mai magra abbastanza e mi dico che devo perdere altri chili, perché quando ce l'avrò fatta finalmente tutto andrà a posto, gli altri inizieranno a volermi bene e la mia vita sarà perfetta. Lo so che non è vero, lo so che a nessuno importa se arrivo a 40 chili o a 35 o a 2 e non cambierà assolutamente niente, lo so eppure continuo ad agire come se non lo sapessi.











mercoledì 5 giugno 2013

Circostanze.

So che il rapporto con il cibo è solo una conseguenza del rapporto che ho con me stessa e non è da qui che dovrei partire. Purtroppo però è diventato una presenza sempre più costante e ingombrante nei miei pensieri e nelle mie azioni, quindi se devo parlare della mia vita devo parlare per forza anche di cibo. Come sono arrivata a questo punto?
Alle elementari ero una bambina magra, lo riconosco, e se ripenso a quegli anni non ricordo nemmeno cosa mangiassi, il cibo era l'ultima delle mie preoccupazioni. Amavo pane, pasta, pizza e biscotti e fin da piccolissima non toccavo praticamente frutta e verdura. Ovviamente complice lo sviluppo il mio peso iniziò a lievitare. Ma all'epoca non me ne preoccupavo, tutte le mie amiche erano anche più in carne di me e andai avanti per anni a mangiare, mangiare tanto e in ogni momento senza preoccupazioni.Tutta la mia famiglia è un po' dell'idea che più uno mangia, più è in salute e mi abituai a considerarmi sazia solo quanto veramente non avrei potuto mandare giù neppure un altro boccone. Pranzavo e dopo un'oretta gironzolavo di nuovo in cucina in cerca di merendine.
Iniziai le superiori: la mia scuola è il liceo più rinomato della città, ci sono tutti i figli delle famiglie più ricche e più in vista. In fondo avevo 14 anni ed ero già molto insicura, non c'è da stupirsi se qualcosa in me cominciò a vacillare alla vista di tutte quelle ragazze stupende, truccate, firmate da capo a piedi e soprattutto rigorosamente magrissime. Non ci sono ragazze sovrappeso nella mia scuola, o almeno non per molto. 
Nonostante tutto non è da qui che è cominciata. Ero molto a disagio ma non per i chili di troppo: mi sentivo fuori posto, avevo ottimi voti ma ero riservata e silenziosa e non riuscivo a fare amicizie, mi vedevo brutta  e mi vergognavo dei miei vestiti, essere grassa era solo l'ennesimo dei miei difetti. E poi non pensavo proprio di poterci fare qualcosa, il mio amore per il cibo era troppo forte e non concepivo l'idea di potermi limitare. Anzi, per lo stress delle interrogazioni e verifiche mangiavo ancora di più: i miei pomeriggi erano fatti di pianti, studio e pacchi di biscotti.
Poi successero due cose. 
1) La mia migliore amica cominciò a dimagrire a vista d'occhio. Mangiava quasi solo frutta e verdura, in quantità ridicole. La gente veniva a chiedermi se mangiava abbastanza e la scuola telefonò ai suoi genitori, ma intanto i suoi voti miglioravano sempre di più, i ragazzi facevano la fila per lei, usciva spesso e aveva moltissimi amici. Dopo qualche tempo le sue gambe non mi facevano più spavento ma invidia.
2) Iniziai a soffrire di mal di pancia terribili, che mi costringevano a correre in bagno ovunque mi trovassi. Test su test per allergie, intolleranze e malattie varie senza risultati e intanto quando dovevo uscire non mangiavo niente o quasi, per essere tranquilla, anche perché in quel periodo uscivo con un ragazzo. Da uno degli esami sembrava che fossi allergica al grano così lo eliminai. In breve iniziai a dimagrire parecchio.
Erano ormai arrivate le vacanze, il ragazzo mi aveva lasciato e non avevo più alcun motivo di trattenermi. In estate iniziarono le abbuffate serie: se dovevo uscire digiunavo quasi tutto il giorno e poi la notte, appena tornata, mangiavo tutto quello che trovavo in dispensa, senza rimorsi perché, pensavo, tanto ero magra ora, potevo permettermelo. Non uscivo poi così spesso e nei giorni comuni mangiavo da scoppiare senza problemi, com'era sempre stata mia abitudine. Finalmente un giorno di inizio settembre vidi le mie foto di un pomeriggio in piscina e mi resi conto della realtà: ero più grassa che mai.

martedì 4 giugno 2013

Inizio.

Un respiro profondo. Pronti, via.
 Rompere il ghiaccio è solo una delle tante, troppe cose per cui mi considero negata e che di solito evito in ogni modo di dover fare. Per anni ho cercato di tenermi lontana da tutte le situazioni che temevo mi avrebbero fatta sentire ancora di più non all'altezza, debole, incapace, una delusione. Alla fine mi è rimasta solo la scuola, in cui ho riversato tutta la mia ansia di perfezione e il mio desiderio di essere apprezzata.
 E poi mi sono resa conto che in questo modo non avevo fatto altro che allontanarmi sempre di più da tutto e da tutti, rifugiandomi sempre più nella malsana idea che non fare niente è l'unico modo per non fare niente di sbagliato.
Oggi mancano pochi giorni alla fine dell'anno scolastico e mentre gli altri hanno fatto i loro progetti e non vedono l'ora che arrivi l'estate per essere finalmente liberi di divertirsi, mi è crollata addosso la consapevolezza che a me non è rimasto niente se non un pessimo rapporto con il cibo.
Così ho deciso di cercare di smettere di limitarmi e per una volta sfidare me stessa, dimostrarmi che valgo qualcosa. Un blog mi è sembrato un buon compromesso, ho un impegno da portare avanti e per di più rendo pubblici i miei pensieri, la cosa più preziosa che ho, ma scrivendoli e senza dover parlare davanti a nessuno. Senza contare che sono protetta dall'anonimo e dal fatto che dubito che molta gente passerà di qua.
Non è la prima volta che ho quest'idea, ma quello che faccio di solito è scrivere e riscrivere mille volte in modo diverso una frasetta in cima alla pagina bianca, perché non sono mai soddisfatta, perdere ore per poi dirmi che è tutto inutile e rinunciare. Questa volta non voglio che sia così. Voglio anch'io lasciare un segno, ritagliarmi il mio posto nel mondo, imparare a dire la mia. Smettere di chiedere scusa a chi mi pesta un piede potrebbe essere un buon punto di partenza